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Offerta valida fino ad esaurimento vetture e solo su vetture selezionate, fino al 31/12/2022. Prezzi di vendita passaggio di proprietà escluso, a carico del cliente. Esempi di finanziamento: Microrata: 1° periodo 48 mesi Tan 9,5%, 2° periodo 36 mesi, Tan medio 10%. Spese gestione pratica €300, imposta di bollo € 16; spese incasso Rid € 3,40. Composizione pacchetto AuthoSi opzionale: Assicurazione furto incendio per 48 mesi, 2 tagliandi (1 preconsegna, 1 con: Diagnosi, sostituzione olio e filtri), fornitura di n°4 pneumatici invernali o estivi, garanzia 24 mesi. Salvo approvazione finanziaria. Documentazione precontrattuale in concessionaria. Per i servizi inclusi, le condizioni e termini dell’offerta finanziaria e delle coperture assicurative fare riferimento alla brochure informativa disponibile presso la concessionaria Authos. Le immagini presentate sono a titolo puramente illustrativo e non costituiscono vincolo contrattuale. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Offerta non cumulabile con altre promozioni in corso. SE&O
Un incentivo nella corsa all’elettrico. Diffusa in molti Paesi europei, specialmente in quelli della penisola scandinava dove la Norvegia recita la parte del leader con il 65% delle auto immatricolate nel 2021 alimentate a batteria, la cultura dell’auto a zero emissioni fatica ancora ad affermarsi in Italia.
Per smuovere le acque e sensibilizzare a una realtà che sarà il futuro delle quattro ruote, ad agosto il governo ha varato un provvedimento ad hoc. Lo stanziamento di 50 milioni di euro per il 2022 e di altri 350 milioni fino al 2030 a privati e condomini per l’installazione di colonnine elettriche. La misura fa parte del cosiddetto “Decreto Aiuti-bis”, nel quale erano compresi anche gli ecoincentivi per l’acquisto di auto e veicoli green.
Come vi abbiamo raccontato nei mesi scorsi, non è obbligatorio ricaricare l’auto elettrica soltanto da una stazione pubblica. Esistono altre modalità. Per esempio, presso il luogo di lavoro oppure la soluzione “fai-da-te” nella propria abitazione. Gli incentivi del decreto “Aiuti-bis” vanno proprio in queste direzioni e sono finalizzati a sensibilizzare gli utenti verso l’elettrico.
Ma quale sarà il loro funzionamento? Per tutti coloro che predisporranno un impianto di ricarica con potenza standard (e non “fast” o “superfast”), è previsto un contributo pari all’80% delle spese sostenute e delle operazioni necessarie all’installazione dell’impianto, la posa in opera. L’importo non potrà però superare il limite di 1.500 euro per richiedente e di 8.000 euro per quanto riguarda le ipotesi di posa in opera sulle parti comuni di edifici condominiali. Per questi ultimi, previsti anche quorum assembleari simili a quelli già previsti per il bonus 110%.
Il bonus per le colonnine elettriche rappresenta un’altra spinta per diffondere la cultura dell’auto a batterie in Italia. Secondo un report di Acea, il nostro Paese è al quinto posto nell’Unione Europea per la presenza di postazioni di ricarica sul territorio (oltre 23.000). Questo dato però corrisponde soltanto al 7,7% delle colonnine elettriche presenti nel Vecchio Continente, che vede ai vertici di questa speciale classifica Olanda e Germania, che rappresentano quasi il 30 e il 20%.
Non è invece ancora conosciuta la procedura per chiedere il bonus. Sul punto non sono ancora disponibili molte informazioni e si dovrà attendere un apposito decreto da parte del Mise (Ministero Sviluppo Economico). Nel frattempo vi invitiamo a seguire il nostro blog per rimanere aggiornati. Mentre se volete saperne di più sulle offerte in materia di mobilità sostenibile, potete dare un’occhiata al nostro sito oppure passate in una delle nostre sedi.
Biocarburanti. Una realtà diversa da quel che sembra. Quando si parla di transizione ecologica, non si fa riferimento esclusivamente alla mobilità elettrica. Ma anche a una variante green che, secondo i suoi sostenitori, sarebbe comunque garanzia di sostenibilità ambientale: i biocarburanti.
Che cosa sono? Si tratta di carburanti organici ottenuti dalle biomasse, cioè sostanze organiche animali e vegetali presenti in natura. Come mais, semi di girasole, soia e colza. Questi sono i biocarburanti cosiddetti di “prima generazione”. In alternativa si possono ricavare anche dalla lavorazione degli scarti agricoli, degli oli esausti, dei trucioli di legno, delle alghe marine, delle bucce di semi o dal riciclo di letame e altri concimi di provenienza animale. In questo caso si parla di biocarburanti di “seconda generazione”.
Molto utilizzati dall’altra parte dell’oceano, soprattutto negli Stati Uniti e in Brasile, e adoperati anche in alcuni Paesi europei (Germania, Olanda, Inghilterra), a prima vista i biocarburanti sembrano davvero possedere i requisiti per essere una soluzione ecofriendly. Poiché ricavati da risorse presenti in natura, non si esauriranno mai, a differenza dei combustibili fossili come il petrolio, e garantiscono una riduzione dell’emissione di gas serra fino al 65%. Inoltre, sono una scelta conveniente per quei Paesi privi di giacimenti di greggio, che quindi ne importeranno minori quantità risparmiando sui costi.
Ma allora perché un carburante più economico e più pulito per l’atmosfera rispetto ai tradizionali benzina o diesel, non è conveniente al punto da preferirgli il motore elettrico? Perché attraverso una sua attenta analisi, ci si rende conto delle sue varie criticità.
In primis, come accertato da diversi studi, i biocarburanti producono il 10-13% in più della quota tradizionale di ossido di azoto (NO2). Questo problema si rileva soprattutto con il biodiesel, la versione green del carburante per questo tipo di motori. I quali, per riportare questo valore entro i parametri previsti, dovrebbero essere riprogettati da zero. Una soluzione a dir poco impraticabile.
Altri due problemi non di poco conto sono i costi di produzione e l’impatto ambientale delle materie prime. Un discorso rivolto soprattutto ai biocarburanti di “prima generazione”. Per avere a disposizione la giusta quantità di cereali senza ridurre quella destinata alle produzioni alimentari, è inevitabile intensificare le coltivazioni. Un’azione che comporta un aumento della spesa per disporre di un maggior numero di piantagioni. Ma non solo. Aumentare la disponibilità della materia prima sullo stesso terreno, riducendolo così a un monopolio agricolo, finisce per impoverirlo perché, nel tempo, si va a distruggere il suo ciclo vitale.
Da ultimo, i biocarburanti inquinano più di quanto si pensi. Perché la loro lavorazione dipende sia dall’acqua (ne servono molti metri cubi) che dal petrolio o da suoi derivati come la benzina. Basta pensare, per esempio, soltanto a quella bruciata dalle mietitrebbia impiegate nei campi di mais. Tanto che le grandi industrie emettono un’alta
Anche l’ultima vittoria è come la prima: non si scorda mai. Dintorni di Cardiff, domenica 16 settembre 2012. Il finlandese Jari-Matti Latvala e il suo navigatore Miika Anttila stappano festosi lo spumante appena usciti dalla loro Ford Fiesta RS WRC. Hanno appena vinto il Rally di Gran Bretagna. Il RAC.
Una delle gare icona delle corse a ruote coperte fuoristrada, tra le più famose al mondo (si corre dal 1932, escluso il periodo della seconda guerra mondiale) e la più importante e seguita del Regno Unito. Anche del gran premio di Formula-1 in programma ogni anno sul tracciato di Silverstone e di cui vi avevamo già raccontato. Perché il RAC è l’essenza britannica nel motorsport: fondi impervi, condizioni atmosferiche imprevedibili, velocità sul pedale e destrezza nell’evitare insidie requisiti indispensabili per ambire al successo.
Quello che quel giorno, insieme ai due piloti, festeggiava anche tutto il Ford World Rally Team, la squadra ufficiale del reparto corse dell’Ovale Blu. Sono attimi che lo scorrere del tempo trasformerà in immagini da consegnare alla storia. Dei motori e della stessa casa di Detroit. Perché quella fu la sua ultima vittoria nelle competizioni rallistiche. Due mesi più tardi, al termine della stagione, decise di ritirarsi dal campionato, mantenendo la presenza con alcune sue vetture in dotazione ad alcune scuderie private. Come l’anglosassone “M-Sport“, di proprietà dell’ex pilota Malcolm Wilson, negli anni Novanta due volte sul podio nei rally sempre con Ford.
Così quel fine settimana iniziato fra lo sterrato della contea di Proxy assunse, senza volerlo, un sapore indimenticabile. Anche perché fino a quel punto del campionato sia Ford che Latvala avevano potuto raccogliere molti piazzamenti, ma un solo “hurrà”: nel rally di Svezia, tra neve e ghiaccio, a febbraio. Poi troppo più forte la Citroën di Sébastian Loeb. Il binomio francese aveva di fatto egemonizzato il campionato, aggiudicandosi ben sette delle nove gare disputate fino a quel momento. Agli avversari, in pratica, erano rimaste le briciole.
Non fu così in quel week-end, però. L’Ovale Blu partì fortissimo con le sue Fiesta RS WRC. Spinta da un motore Ford EcoBoost 1.6 a 4 cilindri e 16 valvole turbo, disponeva di un cambio sequenziale manuale a sei marce e trazione integrale. Gommata Michelin, aveva un passo di 2480 millimetri e passava da 0 a 100 km/h in meno di cinque secondi. Nelle prime due prove chiuse davanti alla concorrenza grazie al norvegese Petter Sollberg.
Alla terza però il vento prese la direzione della Finlandia. Latvala fece bingo: successo di tappa e testa della classifica. Un caso? Per niente. Perché “Flying Finn” se la tenne ben stretta anche in tutti e i successivi sedici round, nella quale centrò altri sette traguardi volanti grazie al suo stile di guida aggressivo ai limiti dello sprezzo del pericolo. E l’ultimo giorno,
Voi, rilassati e pronti a tuffarvi di nuovo nel vostro quotidiano. Ma lei? Sarà in grado di fare altrettanto? E il riferimento non è alla vostra dolce metà, quanto a chi vi ha consentito quella vacanza rigenerante appena terminata: la vostra auto. Perché è grazie alla sua efficienza che avete realizzato la vostra voglia di mare o di montagna. Però, mentre voi vi divertivate, lei ha lavorato. E ora che state per riprendere la vita di tutti i giorni, deve essere nuovamente pronta ad assecondare tutti i vostri spostamenti.
Doveroso quindi sottoporla a un controllo. Per verificare che sia tutto a posto, prevenendo eventuali guai e permettendole così di mettere al vostro servizio tutto il suo potenziale.
Ma, dunque, che fare alla vostra auto dopo le vacanze?
Il primo passo è un check-up della sua tenuta di strada. Quindi controllo della pressione delle gomme, che potrebbe essere calata sia per le lunghe distanze affrontate (oltretutto con un carico bagagli dal peso non indifferente) che per l’esposizione prolungata al sole. E in seconda battuta al vostro meccanico di fiducia chiedete anche un controllo alle sospensioni, che potrebbero essere state messe a dura prova da eventuali escursioni impervie. Tipo strade sterrate, fondi scoscesi e brevi guadi.
Tutte superfici che, insieme all’ipotesi di una vacanza in spiaggia, invitano a chiedere anche una verifica accurata della parte meccanica più importante: il motore. Perché se siamo stati al mare, o anche se ci siamo dedicati a gite collinari, polvere e sabbia sollevate al nostro passaggio potrebbero essersi depositate, seppur in minima parte, nei filtri del nostro propulsore.
Per cui conviene effettuare un controllo finalizzato più che altro a una pulizia, così da evitare che la loro sedimentazione, col trascorrere del tempo, possa comprometterne le funzioni e costringerci, oltre che a un periodo senza macchina, anche a sostenere una spesa non indifferente. Infine, non dobbiamo dimenticare l’impianto frenante. Per cui vale la pena chiedere una verifica al livello del liquido dei freni e monitorare lo stato delle pasticche.
Un trattamento di riguardo per la vostra auto dopo le vacanze è doveroso anche per la carrozzeria. Perché la sua vernice potrebbe risentire di una prolungata esposizione ai raggi solari, ma soprattutto della salsedine trasportata dal vento in riva al mare e che potrebbe lasciare una patina sugli esterni.
Per cui la miglior cosa da fare, una volta rientrati, è recarsi presso un autolavaggio, disponibile spesso anche nella nostra officina di fiducia come nel caso di Authos (clicca qui per saperne di più), e chiedere un’accurata pulizia dell’auto e un trattamento successivo con creme e cere finalizzate a rinvigorire la sua lucentezza.
Sempre il sole non è certo un alleato anche delle spazzole dei tergicristalli, che potrebbero essersi indurite. Nel
Dal 2023 inizia l’era della patente digitale. È in arrivo una vera e propria rivoluzione per il documento indispensabile alla conduzione di un veicolo. Stop all’attuale tessera plastificata e via libera a un nuovo modello nel segno della tecnologia.
L’annuncio è arrivato dal ministro per l’innovazione tecnologica Vittorio Colao durante l’incontro con l’Associazione della Stampa Estera in Italia che si è tenuto lo scorso 5 luglio. Ed è un’iniziativa che rientra nel percorso di creazione di un wallet digitale per tutti i cittadini, che prossimamente ingloberà anche la carta di identità e la tessera elettorale.
Ma quale sarà la veste della nuova patente digitale? E come funzionerà? Dettagli su quest’ultima domanda saranno forniti nei prossimi mesi, quando il servizio sarà definitivamente approntato in vista della sua attivazione, prevista per marzo del prossimo anno. Per cui vi invitiamo a non perdere i nostri prossimi articoli.
Certezze invece al momento sulla sua validità, estesa a tutti i Paesi dell’Unione Europea come l’attuale, e sul suo aspetto. Come scritto, scomparirà la rosea tessera con sembianze da carta di credito che siamo soliti tenere nel nostro portafogli. Al suo posto avremo un QR Code all’interno dell’app IO presente sul nostro smartphone. Questo, con ogni probabilità, sarà da mostrare alle forze dell’ordine durante un eventuale controllo nel quale, grazie a un lettore ottico, sarà possibile verificare in pochi secondi la correttezza delle informazioni relative sia al documento che al suo titolare. Fra queste, la sua tipologia, la sua data di scadenza e il saldo punti, che comunque ognuno di noi può già consultare dal sito del portale dell’automobilista.
Quali vantaggi assicurerà il nuovo formato della patente di guida? Innanzitutto, leggerezza. Nei nostri portafogli, soliti abbondare di tessere e documenti, ce ne sarà uno in meno. E uno fondamentale, visto che, al pari della carta di identità, anche la patente deve essere sempre con noi. Ci sarà poi un guadagno di tempo nei controlli, visto che l’operazione avverrà in pochi secondi. Infine, ci saranno benefici anche per l’ambiente, perché si produrrà molta meno plastica necessaria alla fabbricazione del modello vigente.
La patente digitale cambierà alcune nostre abitudini quotidiane. Se finora era indispensabile avere con noi il portafogli, dal prossimo anno sarà fondamentale invece lo smartphone. Il suo avvento rappresenta un altro passo in avanti nell’informatizzazione della burocrazia delle quattro ruote dopo l’introduzione delle multe digitali, di cui vi avevamo parlato nelle scorse settimane.
Per finire, alcuni cenni storici sull’evoluzione della patente. Uno specchio del cambiamento dei tempi. Dal 1959 in avanti, cioè da quando fu introdotto il nuovo codice della strada, si sono alternati ben dieci modelli di questo prezioso documento. Tra i più significativi, si segnalano proprio quello di allora, formato da un libretto
Tenetevi pronti. Perché sta arrivando. Anche in Europa. Ford Bronco, lo storico fuoristrada dell’Ovale Blu, sbarcherà anche nel Vecchio Continente. L’ora ics scoccherà alla fine del 2023. E sarà un evento storico per tutti gli appassionati delle quattro ruote, che per la prima volta potranno acquistare direttamente sul territorio, senza doverlo importare dal mercato americano, questo icona dell’off road.
Prodotto ininterrottamente dal 1966 al 1996 in cinque serie, fin dai suoi esordi Ford Bronco ha assolto al meglio la funzione per la quale era stato progettato: consentire a chiunque avventure senza limiti. Su ogni fondo stradale e in qualsiasi condizione atmosferica. Un obiettivo in linea con il suo nome. Perché “bronco” è una parola spagnola, che significa “rude” e che negli States si adopera per quei cavalli che, pur addestrati per i rodei, mantengono comunque le loro innate caratteristiche di equini dai movimenti rapidi, improvvisi e scontrosi.
Ford Bronco: gli esterni
Fedele allo spirito della tradizione è anche l’attuale versione del Ford Bronco, ritornato sul mercato nel 2020 dopo ben venticinque anni di assenza. Con tante novità sul piano aerodinamico, meccanico e tecnologico. Partiamo dal design. Il suo aspetto è sempre sinonimo di audacia e determinazione per merito innanzitutto dell’enorme griglia anteriore, sulla quale campeggia il suo nome, e delle sue linee, decise e squadrate.
Completano il veicolo i pannelli della carrozzeria piatti, i fari circolari, i passaruota in plastica e i trail sights, ovvero delle sezioni rialzate dei parafanghi anteriori che consentono al guidatore di individuare al meglio gli angoli del veicolo e quindi di disimpegnarsi senza problemi nelle situazioni di off road.
Una delle novità di questa versione di Ford Bronco è l’hard top rimovibile. Così da avere più visibilità e respirare al meglio il profumo dell’avventura. Per fruire delle stesse sensazioni, si potranno rimuovere anche le porte, da custodire senza problemi all’interno del veicolo nelle borse a loro dedicate, per poi essere montate nuovamente alla prima occasione disponibile. Un’operazione eseguibile in pochi minuti.
Ford Bronco: modalità di guida e telaio
“G.O.A.T.“. Goes Over Any Type of Terrain. E cioè “capace di superare ogni tipo di terreno”. È l’appellativo che si è meritato il nuovo Ford Bronco, grazie al suo innovativo sistema di trazione integrale e le sue numerose possibilità di guida. Dove spiccano il Trail Control e ben sette differenti modalità di stare al volante, selezionabili col “Terrain Management System“. Grazie a esso il conducente potrà scegliere la tipologia più adatta in base alla superficie che sta percorrendo. Oltre a quelle per l’asfalto – Normal, Eco, Sport e Slippery – quelle per l’off road propongono Mud/Ruts, Sand e Baja, spregiudicata e senza limiti.
Però la capacità di affrontare ogni superficie senza problemi da parte del nuovo Ford Bronco deriva innanzitutto dalle sue dimensioni e dal suo telaio. In acciaio, altamente resistente con sette