Le nozze d’oro della “Mustang d’Europa”:
la Ford Capri
Oltre settecento chilometri dalla sede di Colonia, dove fu originariamente prodotta, fino al circuito di Zandvoort, dove conquistò una storica vittoria nelle gare di Gran Turismo del 1974, passando per il tracciato di Spa, dove si aggiudicò due edizioni (1971 e 1972) di una delle 24 Ore più famose d’Europa. È il viaggio celebrativo organizzato dalla Ford per omaggiare, attraverso una vettura della prima serie (la storica “RS 2600”) guidata dall’ex pilota britannico Steve Sutcliffe, i cinquant’anni di uno dei modelli che hanno fatto la fortuna della casa automobilistica statunitense: la Ford Capri.
Una macchina che, oltre a pagine del motorsport grazie alla conquista di tre campionati Europeo Turismo (1971 e 1973, Dieter Glemser alla guida, con la “RS 2300”; nel 1972, pilota Jochen Mass, grazie proprio alla “RS 2600”), ha scritto capitoli dell’automobilismo su strada all’indomani della sua presentazione al mercato europeo, avvenuta al Salone di Bruxelles nel gennaio 1969.
Quell’anno la neonata Ford Capri si presentava quale figlia della volontà del colosso di Detroit di proporre aldilà dell’oceano una coupé che fosse accessibile anche ai padri di famiglia e che potesse riscuotere il successo che stava ottenendo la Mustang negli Stati Uniti. Introdotta dallo slogan “La macchina che ti eri sempre promesso”, e progettata dall’americano Philip T. Clarke, coniugava l’estetica aggressiva di una sportiva con un abitacolo a quattro posti. Prodotta in tre stabilimenti del Nord Europa – Belgio, Inghilterra e Germania – era caratterizzata da un ampio ventaglio di scelta, reso possibile dalla combinazione tra i differenti telai – “L”, “GL”, “S” e “Ghia” – e i vari motori che variavano tra i 1300 ai 1700 cmᵌ e che erano situati dentro un cofano molto lungo rimasto nella memoria come uno dei tratti indistinguibili di questa vettura, la versione “Mk1” della Ford Capri fu un vero e proprio boom. Soltanto nel primo anno vendette 239.000 esemplari, che raggiunsero il milione nel 1973.
Mentre a metà del 1970 era sbarcata negli Stati Uniti, dove fu ribattezzata soltanto “Capri” per non confonderla con la Mustang e spinta dallo slogan “sexy european” riuscì a ritagliarsi una sua piccola fetta di mercato anche in virtù di un motore che passò da 1600 a 2600 cmᵌ, in Europa, nel 1974, uscì con la seconda serie. Le novità? Aerodinamica più moderna, grazie a linee più dolci, fari più grandi e il portellone posteriore. Pur essendo dotata di cinque differenti tipologie di motore tra i 1300 e i 3000 cmᵌ, abbinate al cambio manuale a cinque rapporti (in alternativa era possibile beneficiare di tre marce automatiche), la “Mk2” era più vicina al concetto di berlina che di coupé e non riscosse il successo del modello precedente. A penalizzarla, anche avvenimenti di portata storia come la crisi petrolifera conseguente alla guerra dello Yom-Kippur, che influenzò il modo di pensare della società europea e trasfigurò l’auto sportiva in un sinonimo di lusso e di ostentazione.
Si arrivò al 1978 e la Ford Capri voltò pagina. La “Mk3” fu un vero e proprio ritorno alle origini. Linea nuovamente sportiva, quattro fari anteriori, cerchi e appendici aerodinamiche inedite, prestazioni più performanti grazie a cinque unità di motori a benzina: 1300 cmᵌ da 70 cv, 1600 cmᵌ da 73 cv, 2000 cmᵌ da 101 cv, 2300 cmᵌ da 114 cv e 3000 cmᵌ da 138 cv). Nel 1981, al Salone di Ginevra, fu presentato addirittura il 2800 cmᵌ Injection V6, che aveva una potenza di 160 cv, garantiva una velocità massima di 210 km/h e si distingueva per la novità dell’iniezione elettronica. La Ford ne concentrò la produzione soprattutto in Inghilterra, che ha sempre avuto un rapporto speciale con la Capri, considerata un vero e proprio culto di massa al punto da concepirne anche un esemplare – la “Tickford Capri” – votata decisamente al lusso con gli interni in pelle, la moquette Wilton e un prezzo che era il doppio della “Capri Injection” del periodo.
La produzione della Ford Capri cessò il 19 dicembre 1986. L’ultima fu una “280 Brooklands”. Fu calcolato che, in diciotto anni di storia, ne erano state fabbricate 1.886.647.