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La manutenzione straordinaria delle officine di Authos


La manutenzione straordinaria delle officine di Authos

Da noi interventi e cura anche per chi non ha un veicolo Ford

La manutenzione straordinaria delle nostre officine. Un altro modo per essere disponibili verso tutti. Anche per chi non è Ford.

Come vi abbiamo raccontato in altre occasioni, tra le prerogative di Authos ci sono la centralità del cliente e la soddisfazione di tutte le sue esigenze. Il merito è di un modello di business che ruota sull’importanza della persona e dei nostri numerosi servizi. Che si rivolgono a un ampio numero di persone.

Fra questi, c’è anche la manutenzione straordinaria da parte delle nostre officine. Vale a dire, una vasta gamma di interventi per le vostre auto anche se non appartengono all’Ovale Blu. Ma non solo.

Proprio perché appartenenti a un altro brand dell’automotive, queste riparazioni non si effettuano secondo le scadenze previste, come per il tagliando, bensì all’occorrenza. Per esempio: la vostra vettura accusa all’improvviso un problema agli ammortizzatori? Oppure provate a metterla in moto senza però ricevere risposta perché la batteria è a terra?

Non c’è problema. Potete fare immediatamente sosta, o prendere appuntamento, con una delle nostre officine. Situate presso la sede di Authos in corso Savona a Moncalieri e in quella di corso Grosseto a Torino.

In ciascuna di esse, troverete i nostri meccanici pronti a intervenire. Con dedizione e scrupolosità si prenderanno cura dei vostri problemi per poi riconsegnarvi il mezzo come fosse nuovo.

I servizi offerti dalla manutenzione straordinaria di Authos sono molteplici e abbracciano diverse aree del veicolo. La maggior parte di essi riguarda la zona del motore. Nella quale si va dalla sostituzione della pompa carburante a quella della cinghia esterna e relativi tenditori, passando per quella del turbocompressore, della valvola EGR e del corpo farfallato.

Senza dimenticare il controllo dell’impianto di alimentazione con eventuale sostituzione iniettori e parti connesse o quello dell’impianto “AdBlue” per i mezzi ad alimentazione diesel. Sul versante elettrico, invece, nessun problema ad avvicendare la batteria. Per quanto riguarda la parte meccanica, nelle nostre officine potrete sostituire gli ammortizzatori con ralle e cuscinetti oppure i cuscinetti ruota con eventuali mozzi.

Come già accennato, questi interventi si aggiungono a quelli previsti per i veicoli Ford, che andiamo a riepilogare: lo stacco e il riattacco del kit composto da frizione, volano e cilindro idraulico; il cambio della ricarica del clima; la sostituzione del modulo ABS, del monoblocco o, addirittura, della testata.

Ogni giorno, sono numerose le persone che fanno visita alle nostre officine.

Un’affluenza che conferma come le nostre offerte siano in grado di intercettare una vasta area di problematiche dell’auto, ma che dimostrano anche l’affidabilità e la professionalità del nostro personale nell’esecuzione degli interventi.

Se volete saperne di più o se la vostra vettura lamenta qualche inconveniente, non esitate a contattarci passando dalle nostre sedi oppure prendendo un appuntamento attraverso il nostro sito.

Batterie elettriche: il formato LFP sarà il futuro del settore?


Batterie elettriche: il formato LFP sarà il futuro del settore?

Litio, ferro e fosfato. Un mix che piace anche a Ford

Litio sì, ma meglio se con ferro e fosfato. Perché più conveniente. Nel settore delle batterie elettriche c’è una ricetta che si sta facendo largo e riguarda la loro composizione, finora in prevalenza a litio sulle auto a emissioni zero. Un formato con diversi vantaggi: maggior compattezza, più leggerezza e una complessiva facilità di ricarica.

Al tempo stesso, non mancano gli svantaggi. Come la durata, visto che le batterie a litio perdono in termini di performance man-mano che sono utilizzate. Ma, soprattutto, il costo. Pur essendo dal punto di vista economico più vantaggiose rispetto a quelle al nichel, questo tipo di fonti di energia mantengono comunque un prezzo alto.

Una problematica alla quale Ford, come vi abbiamo raccontato in precedenza, sta cercando soluzioni alternative. Tipo aumentare la loro autonomia con soluzioni interne all’abitacolo, per dilatare i tempi di ricorso alla colonnina di ricarica.

Da qualche tempo, sta però prendendo piede un’altra idea: le batterie a litio, ferro e fosfato, più comunemente conosciute con la sigla LFP. Funzionano nello stesso modo delle “cugine” a ioni di litio, cioè con il passaggio degli ioni di Li da un elettrodo all’altro, ma con una differenza: la composizione del separatore e degli elettrodi. Questi non sono più realizzati in nichel e cobalto.

Un accorgimento che fa già intravedere la peculiarità delle batterie LFP: la maggiore economicità di produzione. I materiali necessari alla loro realizzazione sono di più facile reperibilità sul mercato, richiedendo così un esborso minore in termini di spesa.

Gli altri loro pregi sono la durata e, soprattutto, la sicurezza. Le batterie LFP hanno una vita più lunga rispetto alle “cugine” al litio, si parla addirittura di 10.000 cicli di ricarica, senza perdere in efficienza energetica. Cioè nelle loro prestazioni, in grado di non risentire dell’usura e quindi di assicurare sempre risultati di alto livello. Oltretutto, senza bisogno di particolare manutenzione per prolungarne la durata. Da ultimo, ma non certo in ordine di importanza, la sicurezza.

Le batterie LFP sono estremamente affidabili sul piano della sicurezza termica. Possono cioè essere impegnate anche a elevate temperature, senza pericolo per l’integrità, e hanno un rischio minimo di incendio. Una qualità indispensabile per essere impiegate nel settore dell’automotive, nel quale la produzione di calore è la regola.

Al momento, il punto debole delle batterie LFP è la densità energetica. Perché, a parità di dimensioni, erogano solo 120 Wh/kg contro i 200 Wh/kh delle batterie a litio. Per cui, per garantire lo stesso apporto, devono avere un formato maggiore. Un divario sul quale i loro produttori sono al lavoro per ridurlo.

Nate in Cina e inizialmente destinate alle auto del mercato interno, le batterie LFP hanno ben presto varcato i confini della Grande

Diesel Euro 5: tregua in attesa dell’elettrico


Diesel Euro 5: tregua in attesa dell’elettrico 

Dal governo un assist alla mobilità sostenibile 

Tregua in attesa dell’elettrico. Con un provvedimento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 settembre, il governo ha prorogato di un anno lo stop ai veicoli diesel Euro 5 per le regioni dell’arco alpino. Vale a dire, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. In ciascuna di esse, sulle strade dei Comuni con più di 10.000 abitanti, vetture e mezzi commerciali immatricolati dopo il 1°gennaio 2009 potranno circolare almeno fino al 1°ottobre 2024. 

Un provvedimento necessario per evitare enormi disagi. Si calcola, infatti, che soltanto nel Piemonte la decisione di fermare definitivamente questa tipologia di mezzi avrebbe lasciato a piedi circa 140.000 persone.

Da qui la decisione di chiedere un intervento da parte del Consiglio dei Ministri affinché provvedesse a una soluzione transitoria, che consenta di prendere tempo e individuare una soluzione per favorire la dismissione dei diesel Euro 5. Che, come scritto nel decreto proposto dal Ministero per l’Ambiente e per la Sicurezza Energetica, sarà tassativa entro il 1°ottobre del 2025. 

Però, al tempo stesso, questa decisione ha suscitato più di una discussione. Perché l’Italia, prima nel 2020 e poi nel 2022, ha subìto due condanne da parte della Corte di Giustizia Europea per aver violato i limiti di tolleranza sull’inquinamento atmosferico.  

Però, al tempo stesso, questa decisione ha suscitato più di una discussione. Perché l’Italia, prima nel 2020 e poi nel 2022, ha subìto due condanne da parte della Corte di Giustizia Europea per aver violato i limiti di tolleranza sulla qualità dell’aria. Risultati sui quali hanno pesato i risultati di Torino e Milano, le due città più inquinate d’Italia secondo un rapporto di Legambiente pubblicato lo scorso febbraio.  

Il capoluogo lombardo dal 1°ottobre dell’anno scorso ha deliberato un forte giro di vite ai veicoli a motore termico per l’accesso alle aree B e C della città. A Torino invece è stata avanzata la proposta per introdurre una ztl ambientale.  

Idee buone a gestire il problema, ma non a risolverlo. Scenario invece possibile con un cambiamento radicale come il passaggio alla mobilità sostenibile. Cioè, all’auto elettrica. Il futuro delle quattro ruote. Perché eliminerà il problema delle emissioni di CO2, fornendo un notevole contributo alla riduzione dell’inquinamento dell’atmosfera. Con miglioramenti anche sul versante del riscaldamento globale.  

Officina e tagliando: da Authos, una coppia che funziona!


Officina e tagliando: da Authos, una coppia che funziona!

Alla scoperta di un altro nostro fiore all’occhiello

Officina e tagliando: da Authos, una coppia che funziona. Sono molti i servizi che rappresentano dei veri e propri fiori all’occhiello della nostra azienda. E fra questi c’è il tagliando. Ovvero l’intervento di manutenzione dell’auto per garantirne una piena efficienza. Un insieme di operazioni che evidenziano uno dei valori della nostra filosofia: la disponibilità verso il cliente.

Questa bella storia di professionalità e disponibilità si svolge ogni giorno presso le nostre due officine. Quella della sede centrale di Moncalieri e la gemella di corso Grosseto a Torino. Presso le quali quaranta nostre risorse, dieci quelle impegnate nell’accettazione delle prenotazioni, si disimpegna su ogni tipo di vettura. Il tagliando, infatti, riguarda tutte le tipologie di motorizzazione: benzina, diesel, ibrida ed elettrica. Ovviamente, con alcune differenze che è bene tenere a mente.

Per quanto riguarda le auto a benzina, ibride e diesel, la versione base del tagliando Authos prevede la sostituzione di tutti i filtri – acqua, olio e abitacolo – e il cambio dell’olio del motore. Compresi nell’intervento, anche la sostituzione delle candele e delle spazzole dei tergicristalli oltre alla revisione dell’impianto frenante (olio, dischi e pastiglie dei freni).

Discorso diverso invece per le auto elettriche, nelle quali si interviene soltanto per sostituire il filtro dell’aria condizionata e cambiare l’olio dei freni. Per il resto, si effettua una diagnosi dei suoi dispositivi elettronici con particolare attenzione all’usura delle gomme, visto che questa categoria di vetture, utilizzando la trazione posteriore, è soggetta a un maggior consumo degli pneumatici.

Ma quando è il momento di fare il tagliando? Non c’è una risposta precisa. O meglio: ogni automobilista ha la sua data. Perché la manutenzione dell’auto dipende dal suo chilometraggio e dalla sua usura, per cui saranno i nostri meccanici a stabilire quando ritornare dopo il primo controllo dall’acquisto o dal noleggio.

I pochi riferimenti da tenere in considerazione sono per i diesel – ogni 30.000/70.000 chilometri bisogna cambiare il filtro dell’olio e l’AdBlue – e per il cambio olio delle full electric, da effettuarsi ogni 15.000 chilometri.

Però da Authos non troverete soltanto una manutenzione di primo livello. Ma qualcosa di più. Perché vi assicuriamo ogni tipo di intervento da gennaio a dicembre.

A cominciare dalla batteria, che sostituiamo se rileviamo un’autonomia inferiore al 30% mentre lasciamo a voi la scelta qualora la sua efficienza oscilli ancora tra il 30 e il 50%.

Nessun problema poi a installare nuovi treni di gomme, operazione estremamente diffusa in autunno in previsione dell’avvicendamento dei pneumatici stagionali entro il 15 novembre. Oppure a prendersi cura dell’alternatore e del motorino di avviamento, che sono soliti guastarsi con il freddo dell’inverno. In estate, invece, con le vacanze alle porte, i nostri interventi sono completi e l’affluenza nelle nostre officine sale vertiginosa.

Anche se non si può dire che negli altri periodi dell’anno non sia alta.

Watkins Glen: un altro regno dei motori Ford


Watkins Glen: un altro regno dei motori Ford

Dopo Monte-Carlo un altro circuito di successi per l’Ovale Blu

Un altro regno dei motori Ford. Watkins Glen è un minuscolo paese dello stato di New York ai confini con il Canada. Pochi abitanti (circa duemila), tanta natura incontaminata e nient’altro da segnalare.

Tanto che ai più il suo nome non dirà assolutamente nulla. O forse giusto qualcosa agli amanti dei telefilm, che nella sua descrizione ritroveranno similitudini con “Twin Peaks” e “Cabot Cove”.

Sennonché, a differenza di questi luoghi immaginari resi celebri da Laura Palmer e Jessica Fletcher (La Signora in Giallo), Watkins Glen esiste. Ed è un luogo del cuore per molti appassionati di corse automobilistiche, perché il suo circuito è stato teatro di venti gran premi di Formula-1 (oltre che di altre competizioni come la Nascar e la Indy Car) e soprattutto perché si è rivelato un altro palcoscenico prediletto dai propulsori dell’Ovale Blu dopo Monte-Carlo.

Watkins Glen: la marcia trionfale dei motori Ford

Qua, tra i vigneti delle colline sopra il lago Seneca, dal 1961 al 1980 l’otto cilindri più famoso del motorsport ha dominato la scena, aggiudicandosi undici edizioni: otto quando era ancora valida come Gran Premio degli Stati Uniti, le restanti con la nuova denominazione di Gran Premio degli Stati Uniti d’America Est, perché dal 1976 la Formula-1 aveva iniziato ad allargare la sua presenza negli States anche all’Ovest con una gara sul tracciato di Long Beach.

Fu il primo passo di un’espansione che l’avrebbe condotta, fra le altre, anche a Dallas, Detroit, Phoenix, Indianapolis, Austin e Miami. Fino all’approdo a Las Vegas il prossimo 18 novembre, anche se nella “città delle luci” il Circus era già sbarcato, fugace, a inizio anni Ottanta del secolo scorso su un altro circuito.

La marcia trionfale iniziò nel 1967, quando i Ford presero a rombare in Formula-1, grazie alla Lotus di Jim Clark, e proseguì ininterrottamente fino al 1974.

Per la gioia di sette piloti – oltre allo scozzese, Jackie Stewart (due volte), Jochen Rindt, Emerson Fittipaldi, François Cévert, Ronnie Peterson e Carlos Reutemann – e quattro scuderie – la già citata Lotus (quattro affermazioni), la Tyrrell (due), la Brabham e la Matra, che qui salutò per sempre le corse nel 1972.

Lungo questo ottovolante di successi, completato dalla doppietta di James Hunt su McLaren (1976 e 1977) e dalla Williams di Alan Jones nell’ultima edizione, i Ford stabilirono anche il record di pole-position (11), giri veloci (12) e arrivi a podio (32), dove furono sempre presenti e in quattro occasioni (1972, 1973, 1974 e 1977) ne occuparono addirittura tutte e tre le posizioni.

Watkins Glen: Ford più forte delle modifiche 

Un dominio incontrastato nonostante le modifiche al circuito. Fino al 1970 il “Glen“, come lo chiamavano gli addetti ai lavori, era una maratona del rischio. Per la sua conformazione a saliscendi di appena 3,7 km composta da lunghi rettilinei intervallati da

Ford e Halloween: quattro auto da… paura!


Ford e Halloween: quattro auto da… paura!

I film da brivido con l’Ovale Blu protagonista

Ford e Halloween. Ovvero quattro auto per la notte dell’horror. Il 31 ottobre si celebra la festa di Halloween, famosa in tutto il mondo per il suo clima da brividi, tra abbigliamenti stregoneschi e zucche dagli sguardi minacciosi e fiammeggianti.  

Un’occasione per stare insieme, divertirsi e, perché no, concedersi anche un bel film. Ovviamente, all’insegna della paura. Un’atmosfera di casa a Hollywood, perché c’è solo l’imbarazzo della scelta sulle pellicole ottime per avere il sonno popolato dai peggiori incubi.

Fra le tante, ecco servito un poker con protagoniste vetture a marchio Ford.   

E quando si parla di terrore sul grande schermo, il pensiero corre subito a un asso del settore: Alfred Hitchcock. Il suo “Psyco”, uscito nel 1960, ha segnato un’epoca con la celebre scena del delitto sotto la doccia del bagno del motel. Per raggiungerlo, Marion Crane, la vittima, era al volante di una Ford Custom Sedan che si ritroverà anche nella scena finale. Quando sarà tirata fuori dalla palude nella quale era stata nascosta dall’assassino insieme al cadavere della donna.

Prodotta negli Stati Uniti tra il 1949 e il 1981, la Ford Custom Sedan fu un’auto di grandi dimensioni per chi ne volesse una senza troppi fronzoli e con molte comodità, come la moquette o i rivestimenti in tessuto.  

Saltiamo avanti di un decennio e atterriamo al 1974. Quando nelle sale cinematografiche esce un altro horror destinato a fare epoca: Non aprite quella porta. Realizzato da Tobe Hooper, racconta del viaggio di cinque ragazzi verso un destino macabro. Mentre procede ignaro verso il sangue e la morte, il gruppo è a bordo di un Ford Club Wagon.

Un modello che ricorda il classico van molto di moda nelle comunità hippy del periodo, gli anni Settanta, anche per via del suo verde metallizzato. Appartenente alla categoria “E-Series“, fortunata linea di veicoli commerciali dell’Ovale Blu, terza della storia per numero di vendite, in commercio dal 1961 al 2014, quando è stata sostituita dal filone Transit.

Risale invece ad anni a noi più vicini, esattamente il 2017, Monolith. Il thriller di Luca Silvestrini racconta come il ricorso alla troppa tecnologia in un’auto si possa trasformare in un incubo. Al punto che una mamma, interpetrata da Katrina Bowden, rischia di perdere il proprio figlio di due anni, imprigionato per più di un giorno all’interno dell’abitacolo. In questo caso, quello di un SUV ispirato alla Ford Interceptor. Cioè il modello delle auto della polizia negli Stati Uniti.

Ma nei giorni di Halloween non c’è spazio soltanto per il terrore. Tra i bambini, va di moda il ritornello “dolcetto o scherzetto?”.

Sono soliti pronunciarlo mentre, a piedi, suonano i campanelli delle abitazioni dei loro quartieri. Molti di loro però vorrebbero farlo a

Resistenza all’acqua: meglio le auto elettriche delle termiche


Resistenza all’acqua: meglio le auto elettriche delle termiche

L’insospettabile risorsa delle vetture a batteria

Ma davvero l’acqua è pericolosa per le auto elettriche? E un’alluvione può mandare al tappeto la batteria?

Due domande oggetto di ripetute discussioni nella scorsa primavera. Quando il sindaco di Ravenna, una delle città più bersagliate dal disastro ambientale che aveva colpito l’Emilia-Romagna, mise in quarantena le auto ibride ed elettriche per due settimane. Fu una misura cautelativa dopo che una di esse aveva preso fuoco, generando spavento e preoccupazione tra gli abitanti.

La decisione però non passò inosservata e riaccese il dibattito sull’affidabilità dei veicoli elettrici e sulla loro effettiva convenienza. Se quando piove, non si possono utilizzare perché c’è il rischio che prendano fuoco, che senso ha acquistarli?

La realtà però è ben diversa da certe prospettive fin troppo catastrofiste. Perché non è affatto vero che l’acqua metta a repentaglio l’efficienza e l’incolumità dei mezzi green. Tutt’altro. La loro efficienza e incolumità è assicurata proprio dall’elemento ritenuto inopinatamente più a rischio: la batteria.

Composta da ioni di litio e manganese, ha la peculiarità di essere costruita come un vero e proprio bunker. Ben sigillata e impermeabile, la batteria è isolata dalle intemperie e resiste anche agli urti più violenti. Tutto questo per evitare che le infiltrazioni dell’acqua possano causare cortocircuiti e surriscaldamenti che potrebbero generare un incendio.

Non si deve poi dimenticare la normativa in materia dell’Unione Europea. Un veicolo elettrico è idoneo alla circolazione quando, fra le altre cose, resiste alle infiltrazioni per almeno mezz’ora a un metro di profondità.

Gli unici problemi possono derivare da un’eventuale immersione nell’acqua salata, che potrebbe compromettere i componenti elettrici e originare un cortocircuito.

E non dobbiamo dimenticare che, in caso di presenza prolungata in un ambiente bagnato, rischia maggiormente un’auto termica. Se la vettura elettrica ha una carrozzeria chiusa, a involucro, che funge da gabbia di protezione, quella col motore a combustione non può fare a meno delle prese d’aria per il raffreddamento.  Attraverso di esse però l’acqua confluisce nella presa del propulsore, limitandogli l’aria e bloccandolo.

Per cui, non fatevi suggestionare o ingannare dai facili allarmismi. Anche in caso di pioggia, le auto elettriche rimangono sicure. Come quelle esposte presso le nostre sedi, sempre più nutrite dei modelli dell’ampia gamma Ford.

Ford Youth Academy: l’idea vincente di Francesco Di Ciommo


Ford Youth Academy: l’idea vincente di Francesco Di Ciommo

Giovani e lavoro: a Torino nasce una grande opportunità 

L’idea di Authos che ha conquistato Ford.

Lunedì 25 settembre, presso l’aula magna dell’Istituto Professionale “Dalmazio Birago” di Torino, è stata ufficializzata la nascita di Ford Youth Academy. Una convenzione tra Authos, Ford Italia e lo stesso “Birago” destinata a favorire l’inserimento lavorativo dei suoi studenti più meritevoli attraverso un percorso di formazione e di crescita che li consenta di affrontare al meglio la sfida ambientale nel settore automotive.

È un evento di portata storica. Per il territorio, per Ford e per Authos.

Grazie a Ford Youth Academy, la zona di Torino e provincia ottiene un prestigioso riconoscimento al valore delle proprie risorse umane.

Quelle più giovani, come gli studenti presenti in platea, fondamentali per il futuro delle quattro ruote come ha sottolineato uno degli ospiti illustri presenti alla conferenza, il Ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, onorevole Gilberto Pichetto Fratin. “Viviamo una rivoluzione epocale: quella della decarbonizzazione. Voi potete essere i protagonisti di questo cambiamento. Venite a scuola non per prendere il diploma e cercare un lavoro, ma per entrare in un mondo che sta cambiando velocemente. È difficile starci dietro, ma proprio per questo è affascinante”.

Con lui al tavolo, anche l’Assessore al Bilancio e alle Finanze della Regione Piemonte, Andrea Tronzano; la preside dell’Istituto “Birago”, Annamaria Palmieri; la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Tecla Riverso; l’Assessora all’istruzione, edilizia scolastica e politiche giovanili della Città di Torino, Carlotta Salerno; il Direttore Relazioni Esterne di Ford Italia, Marco Alù.

Per l’Ovale Blu c’è la soddisfazione di aver ottenuto un risultato di questo tipo in una città famosa nel mondo per un altro brand automobilistico. Ma la nascita di Ford Youth Academy rende felice soprattutto Authos. Perché è il punto di arrivo di un’idea del nostro presidente e CEO, Francesco Di Ciommo. Che negli anni scorsi, davanti alla crisi del mercato del lavoro e alle perduranti difficoltà del settore automotive, si era più volte chiesto come potesse migliorare la situazione.

Dalla volontà di dare un’opportunità ai molti giovani che non possono costruirsi un futuro e di essere parte attiva nel rilancio del mercato delle quattro ruote, è nato il progetto sbocciato oggi in Ford Youth Academy.

Condiviso fin da subito dal vicepreside del “Birago”, Franco Poerio, dal 2021 vede i migliori diplomati dell’istituto sostenere un percorso di apprendistato nelle nostre officine. Questo è poi finalizzato a un loro successivo inserimento professionale definitivo.

Poteva sembrare un esperimento occasionale e locale, invece si è trasformato in un’idea su scala nazionale. Perché ha conquistato la curiosità di Ford Italia. Che vorrà replicare il modello di Ford Youth Academy in altre iniziative e che ha sottoscritto la nascita di questa accademia. Che punta a formare i meccanici del domani. Ovvero personale qualificato per affrontare la sfida più importante: la transizione ecologica.

Nei prossimi anni,

Guida senza mani: con Ford si può!


Arriva anche in Europa l’avveniristica tecnologia Blue Cruise

Nella scorsa primavera l’Ovale Blu ha lanciato in Gran Bretagna il sistema Blue Cruise, una tecnologia che consente di condurre un’automobile senza l’obbligo di tenere le mani sul volante.

Una decisione arrivata dopo il via libera del Ministro per i Trasporti britannico, sul modello di quanto già accaduto in Canada e negli Stati Uniti. Dove questo sistema, disponibile soltanto su Mustang Mach E, è attivo dal 2021 e ha già consentito la percorrenza di oltre 102 milioni di chilometri.

Il Blue Cruise sulle autostrade d’Oltremanica è però una novità epocale. Perché si tratta della prima forma di guida senza mani nel Vecchio Continente e che secondo molti rappresenta la frontiera del futuro dell’auto.

Qualcosa tipo il film Minority Report, nel quale le auto assomigliavano ad astronavi e viaggiavano con il conducente relegato al ruolo di semplice passeggero.

In attesa di scoprire se davvero il mondo assumerà le sembianze di scenari così distopici, al momento l’interesse è tutto per questa nuova idea targata Ford.

Ma come funziona il Blue Cruise? Intanto, bene precisare che non è un sistema di guida completamente autonoma. Bensì di assistenza alla guida di livello 2, nella quale la responsabilità della sicurezza del veicolo rimane sempre al conducente.

La possibilità di viaggiare senza tenere le mani sul volante deriva dalla combinazione di quattro radar e telecamere a 360 gradi con i sistemi di “Stop-and-Go”, “Speed Sign Recognition”, “Intelligent Adaptive Cruise Control” e “Lane Centering” di cui è dotata Mustang Mach E. In questo modo, è possibile monitorare la velocità dell’autovettura, la distanza di sicurezza dagli altri veicoli, la segnaletica stradale e il traffico in tempo reale.

Il Blue Cruise permette anche di controllare lo sterzo, l’accelerazione, la frenata e il posizionamento di corsia. Inoltre, il rilevamento delle linee stradali assume un ruolo fondamentale nell’utilizzo di questa tecnologia, idonea solo in autostrada con le carreggiate separate.

Ciò significa che in Italia, ad esempio, sarebbero compatibili con questo sistema circa 11.000 km di autostrade.

Ford però non ha ancora annunciato quando questa tecnologia sarà disponibile in Italia e nel resto dell’Europa continentale.

Anche perché la normativa attuale nel nostro Paese non permette di lasciare il volante durante la guida. In attesa di eventuali modifiche, non ci resta che apprezzare l’essere al passo con i tempi di Ford attraverso la sua gamma di veicoli, dotati delle migliori tecnologie di assistenza alla guida e disponibili presso tutte le nostre sedi.

Francesco Di Ciommo: «Futuro delle imprese? ESG e innovazione»


Francesco Di Ciommo: “Futuro delle imprese? ESG e innovazione”

La filosofia del numero uno di Authos all’evento “Ripartiamo dalle idee”

«Non conta “che cosa” si fa, ma “come” si fa». Ha esordito così Francesco Di Ciommo, presidente e CEO di Ford Authos, a “Ripartiamo dalle idee”, evento organizzato da “Torino Magazine” ed “Edit Space for People” che si è tenuto presso l’Edit Garden di Torino martedì 19 settembre.

Poche ma efficaci parole per sintetizzare la sua filosofia di impresa e introdurre il tema del suo intervento: l’importanza dell’innovazione per un’azienda. Un argomento oggi al centro di più dibattiti tra gli imprenditori, ma che rimane spesso prigioniero di un alone di indefinitezza. Motivo? L’incapacità di rispondere innanzitutto a una domanda: che cosa significa “innovare”?

Grazie alla sua esperienza alla guida di Authos, passata in un decennio da realtà prossima al fallimento a società dal futuro prosperoso, Di Ciommo ha le idee ben chiare sul punto: «Innovare, è la capacità di cambiare in maniera semplice».

Un obiettivo che un imprenditore può centrare se possiede un requisito ben preciso: il coraggio. «Oggi, il passo più grosso è il coraggio di cambiare, la volontà di implementare il cambiamento in un mercato che, se si vuol fare il profitto in maniera longeva, bisogna avere la capacità di approcciare con semplicità» ha spiegato Di Ciommo. Che poi si è soffermato su come attuare questa teoria: «Non sono necessari investimenti miliardari o a livello tecnologico, ma cercare le persone giuste per ogni dipartimento dell’azienda, prestare attenzione al mercato e saperlo interpretare a dovere».

Questa attitudine per un’azienda equivale innanzitutto a sapersi adattare ai cambiamenti. Anche i più improvvisi. Come una pandemia che obbliga a stravolgere il proprio modello di business. «Quanti di voi erano preparati alla digitalizzazione e a saper creare il delivery, normale negli Stati Uniti dove ho lavorato ma non a Torino?» è stata la riflessione ad alta voce di Di Ciommo. Che ha proseguito: «La pandemia ci ha messo davanti a un problema: essere digitalizzati e innovativi per poter essere adattabili al nuovo mercato».

Nel quale un’altra tappa fondamentale per ogni azienda che vorrà recitare un ruolo da protagonista nei prossimi anni sarà la virtuosità. Cioè, soddisfare i requisiti ESG (Environmental, Social and Governance) e rappresentare un ottimo modello di sviluppo sostenibile. Dove si rispetta l’ambiente, si favorisce l’inclusione sociale e ci si adopera per un benessere dei propri dipendenti.

Tre concetti alla base del nostro modello dell’ultimo triennio, che ci hanno permesso, come Authos, di ottenere la certificazione ESG (dicembre 2021) e lo status di società benefit (febbraio 2023).

Traguardi cercati e voluti da Di Ciommo, che li reputa indispensabili per ispirare fiducia ai consumatori del domani. «C’è un dato importante, frutto di ricerche a livello internazionale. La generazione “Z”, quella dei ragazzi tra i quattordici e i sedici anni, fra cinque anni sarà disposta a compare un bene

L’idea rivoluzionaria della Svezia: l’autostrada elettrificata


L’idea rivoluzionaria della Svezia: l’autostrada elettrificata

Un altro motivo per scegliere l’auto elettrica? La ricarica a portata di… strada! Dalla Svezia arriva un’altra idea rivoluzionaria per l’intero settore automotive: la prima autostrada elettrificata. Si tratta di un segmento di 21 km della E20, l’arteria che collega la città di Hallsberg con quella di Örebro, che sarà attivo a partire dal 2025.

Una scelta geografica non casuale – è la zona del triangolo logistico tra Stoccolma, Göteborg e Malmö, cioè le tre città più fiorenti a livello industriale e commerciale – per un progetto destinato a imprimere una svolta epocale al mondo delle quattro ruote.

Infatti, qualora avesse il successo atteso, l’autostrada elettrificata rappresenterebbe una spinta decisiva per l’affermazione della mobilità sostenibile. Perché risolverebbe uno dei suoi problemi principali: la mancanza di postazioni di ricarica, le famose, quando non famigerate, colonnine.

Il merito è del sistema di ricarica previsto per questo tipo di viabilità, che sarà di natura induttiva. Sotto l’asfalto sarà collocata una piastra che, con una tecnologia simile alla ricarica wireless dei telefoni cellulari, trasmetterà elettricità al veicolo in transito e dotato di una bobina ricevente. Questa, a sua volta, la utilizzerà per ricaricare la batteria.

Da parte del governo di Stoccolma ci sono grande fiducia e grandi aspettative su questo progetto. Tanto che, se dovesse produrre i risultati auspicati, si estenderebbe a oltre tremila chilometri di strade. In quel caso, sarebbe un trionfo che non passerà inosservato e che non potrà essere ignorato dagli altri Paesi europei.

In molti dei quali, a partire dall’Italia, l’auto elettrica fatica ad affermarsi per la mancanza di investimenti governativi nel settore delle infrastrutture, cioè le postazioni di ricarica, che finiscono per vanificare anche lodevoli iniziative come gli ecoincentivi. Un nodo che prima o poi dovrà essere sciolto, se si vorrà mantenere l’obiettivo della neutralità climatica fissato dall’Unione Europea per il 2035.

Un traguardo alla portata almeno per i Paesi scandinavi. In Norvegia le postazioni di ricarica hanno superato il numero delle stazioni di servizio, in progressivo smaltimento. Mentre per la Svezia questo nuovo progetto non è che l’ultimo atto di un percorso iniziato da diversi anni.

Nel 2016, fu sperimentato un primo breve tratto di strada elettrificata nella cittadina di Gävle. In quella circostanza, furono utilizzate linee elettriche aeree che permisero la ricarica soltanto ai veicoli pesanti mediante l’ausilio di pantografi. Due anni più tardi, invece, fu la volta dell’E-road Arlanda, un tratto di strada fra l’aeroporto di Stoccolma e un centro logistico nelle vicinanze, che consentiva ai camion elettrici di abbassare un braccio mobile per rifornirsi di elettricità. Ve ne avevamo già parlato in passato.

Anche nei prossimi mesi continueremo a seguire l’argomento. Per cui, se volete rimanere aggiornati, non perdetevi le novità del nostro blog. Mentre se desiderate saperne di più sui vantaggi di un’auto a batteria rispetto a una a benzina, fate un salto nelle nostre sedi. Il nostro

Mustang Mach-E: un’auto da Guinness


Mustang Mach-E: un’auto da Guinness

Il SUV elettrico dell’Ovale Blu autore di tre primati da record

La regina dei guinness. Mustang Mach-E sembra proprio essere una vettura dalle infinite qualità. Fra queste, anche la capacità di entrare per tre volte nel “Guinness dei Primati”. Era il 2021. Poco tempo dopo aver fatto il suo debutto sul mercato, il primo SUV elettrico dell’Ovale Blu centrò altrettanti record che ancora resistono.

Essere la vettura elettrica col tempo di ricarica più breve mai raggiunto. Essere l’auto che necessita del minor numero di soste di ricarica sulla distanza più lunga mai percorsa. Ed essere anche il veicolo a batteria più ultra-efficiente in termini di consumo energetico più basso.

Tre obiettivi raggiunti in questo periodo dell’anno: l’estate. A luglio, lungo il percorso tra John O’Groats e Land’s End, 840 miglia (1.352 chilometri) dal punto più a nord-est al punto più a sud-ovest del Regno Unito, Mustang Mach-E stupì il mondo.

La versione Extended Range, dotata di trazione posteriore con batteria da 88 kWh, necessitò soltanto di due ricariche per coprire la distanza più lunga mai percorsa da una vettura elettrica. A guidarla, a turno, i piloti Fergal McGrath e Kevin Brooker e il giornalista BBC Paul Clifton.

Non appagata dall’incredibile risultato, due mesi dopo la creazione più suggestiva dell’Ovale Blu, che potete trovare presso le nostre sedi, ricevette altri due prestigiosi riconoscimenti dal “Guinness World Records”.

Fu certificato che in quel tragitto aveva impiegato appena quarantatré minuti e tredici secondi per ricaricare le sue batterie dalle parti di Wigan, Nord-Est dell’Inghilterra. E poi che aveva dimostrato la sua ultra-efficienza, viaggiando a 6,5 miglia per chilowattora (kWh). Vale a dire, l’equivalente di ben oltre 500 miglia di autonomia rispetto alle 379 miglia ufficiali per singola ricarica. Un risultato che ha triplicato il target fissato dal “Guinness World Records” per questo tipo di veicoli.

Questi tre primati sono motivo di orgoglio per tutta Ford. Mentre per il mondo delle quattro ruote non è una novità essere presenti tra i guinness.

L’ultimo ingresso, in ordine di tempo, è recente. Il nuovo SUV “Jaguar E-Pace” ha stabilito il nuovo record di “barrel roll” con un volo carpiato lungo 15,3 metri il giorno dell’inaugurazione.

Invece, andando indietro di qualche anno, troviamo l’auto più piccola al mondo. Fu realizzata nel 2012, in Texas, da un ragazzo del Texas, Austin Colson. La sua passione per le quattro ruote e la sua creatività lo portarono a concepire una “microcar” omologata per la strada dalle dimensioni bonsai: 126,47 cm di lunghezza, 65,41 cm di larghezza e 63,5 cm di altezza!

In Giappone, nel 2010, un gruppo di insegnanti e studenti mise a punto l’auto più bassa: la “Mirai”. Facevano parte del corso di “Automotive Engineering” della “Okayama Sanyo High School” di Asakuchi, città a quasi 700 chilometri da Tokyo.

Questo modello, che in giapponese significa “futuro”, non ha niente a che vedere col più