Battery swap: sarà la svolta per l’auto elettrica?
E se per ricaricare l’auto elettrica facessimo a meno delle colonnine? Quello che oggi ha tutta l’aria di un’utopia, un domani, nemmeno troppo lontano, potrebbe essere realtà. Grazie a una soluzione tecnologica innovativa e destinata a far risparmiare tempo: il battery swap.
Vale a dire la sostituzione della batteria, giunta ormai a esaurimento, con un’altra completamente carica. In pratica, il conducente, invece di lasciare la sua vettura collegata a una colonnina di ricarica, risolverà la pratica grazie a una stazione automatica oppure l’ausilio di meccanici specializzati in questo tipo di operazione.
Qualora questa soluzione, al momento sperimentata in Cina e nel Nord Europa, dovesse prendere piede, rappresenterebbe un cambiamento pressoché epocale.
Infatti, il battery swap imprimerebbe una decisa sterzata verso l’affermazione dell’elettrico. Perché consentirebbe agli automobilisti un notevole risparmio dei tempi di ricarica, che è uno dei fattori di maggiore diffidenza verso la green mobility. A oggi, pur utilizzando il sistema più veloce (la colonnina ultrafast), si impiegano comunque venti-venticinque minuti. Con la sostituzione della batteria, invece, questi diminuirebbero dell’80%.
Ma le colonnine frenano il boom dell’elettrico anche per un altro motivo: la loro diffusione sul territorio. Ancora molto disomogenea, seppur in miglioramento rispetto a qualche anno fa grazie anche a dei bonus di cui vi avevamo parlato. In tal senso, il battery swap rappresenterebbe una svolta perché la sostituzione della batteria si effettuerebbe nelle stazioni di servizio, cioè in strutture già presenti.
Inoltre, con questo servizio svanirebbe anche il problema della ricerca di spazi nei territori, soprattutto quelli urbani, da riservare all’installazione delle colonnine. E bisogna tenere a mente anche altri due vantaggi: economici e ambientali. Col battery swap i produttori di auto elettriche andrebbero a realizzare batterie più piccole, dunque meno costose. E ci guadagnerebbe anche la natura, perché sarebbero alimentazioni più leggere e con un uso minore di risorse naturali.
Se però il battery swap non si è ancora diffuso su scala mondiale, è a causa di alcune sue criticità. Innanzitutto, per la sostituzione delle batterie occorrerà del personale qualificato ed esperto, per il quale si dovranno sostenere delle spese di formazione.
E anche l’alternativa, ovvero la soluzione automatizzata, non sarebbe esule da risparmi, perché si dovrebbero predisporre strutture per questo compito. Come succede nelle già citate aree geografiche dove il battery swap è in funzione.
A seguire, c’è il problema della tipologia di batterie. Attualmente, per dimensioni e formato differiscono da una casa automobilistica all’altra. Col battery swap invece si dovrà individuare un modello standard che ne consenta lo scambio tra diversi produttori e, soprattutto, modelli di auto. Non bisogna dimenticare poi il fattore sicurezza. La sostituzione potrebbe generare problemi di surriscaldamento e, non da ultimo per importanza, c’è il discorso dello smaltimento.
Come si può intuire, la strada da percorrere è ancora lunga e non priva di ostacoli. Noi continueremo a monitorarla, come abbiamo fatto già in passato per altre novità relative al mondo dell’elettrico. Dalle batterie LFP alle idee di Ford per risparmiare sulle batterie fino al piano di potenziamento delle colonnine su Torino. Per cui continuate a seguirci.