Equilibrio, visibilità e sicurezza: le regole per caricare i bagagli delle vacanze
Trolley, valigie, zaini, borse, giochi per il mare, attrezzatura per le immersioni subacquee e altro ancora. Roberto, dieci anni, era quasi spaventato dalla marea di bagagli assiepata davanti all’auto di famiglia. L’indomani mattina, insieme ai genitori e alla sorella, sarebbe partito per le tanto attese vacanze e non stava nella pelle all’idea di raggiungere gli amici del mare. E anche la sua famiglia non vedeva l’ora di concedersi dieci giorni di completo relax dopo un anno di lavoro, appesantito dalle limitazioni imposte dalla pandemia.
Ora però si chiedeva se mai ci sarebbero arrivati, alla loro casa sulla riviera. Perché le cose da portar via erano davvero tante. E lo spazio della loro Ford Focus, a confronto, gli sembrava troppo piccolo. “Ma sono una montagna!” esclamò tra sé e sé prima di esternare i dubbi a suo padre, che stava arrivando con gli ultimi oggetti: “Papà, ma ce la faremo a caricarli tutti?”. L’uomo rispose con un sorriso, quasi si aspettasse quella domanda, e volle subito rassicurarlo. “Certo Roby, non preoccuparti. Si tratta di un’operazione più semplice di quanto possa sembrare”. Notò però ancora perplessità sul volto del figlio e allora lo invitò ad aiutarlo, così se ne sarebbe reso conto in prima persona.
“La prima regola da seguire” disse mentre apriva il portellone posteriore “è l’equilibrio. La macchina va caricata, ma non sovraccaricata. In poche parole, si deve iniziare dai bagagli più grandi e pesanti”. Al che prese i trolley con i vestiti di tutta la famiglia e li sistemò sul fondo del piano, a contatto col sedile posteriore, cioè il punto più vicino al baricentro della vettura. In questo modo i pesi erano ben distribuiti e il veicolo ne avrebbe guadagnato in stabilità. Incuriosito da queste spiegazioni, il piccolo Roby volle dare il suo contributo e tirò a sé due borse. In una c’erano i giochi per la spiaggia, nell’altra una serie di utensili per la cucina. Voleva metterle sopra le precedenti, ma erano troppo pesanti per le sue braccia. Il padre intervenne per evitare che si facesse male e poi le collocò ai lati del vano dopo averle rovesciate sul lato più lungo. “Perché non le metti al centro e in verticale?”.
La domanda fu un assist per parlare della seconda regola da tenere a mente: la visibilità. “Se facessi come dici, dovrei togliere il piano della cappelliera e formerei una piramide di roba che m’impedirebbe di vedere nello specchietto retrovisore. E questo, oltre che complicarmi la guida, costituirebbe condizione di pericolo. Per cui il piano è come l’argine per il fiume, il limite oltre il quale non possiamo andare”.
Queste parole furono il prologo al terzo e ultimo requisito. Più ampio e fondamentale: la sicurezza. “Tutti i bagagli, Roby, devono essere sistemati in modo da riempire tutti gli spazi a nostra disposizione e formare un blocco unico. Così la macchina è bilanciata e in caso d’imprevisti, come una brusca frenata, non c’è rischio che ci vengano addosso facendoci del male”.
Colmati gli ultimi vuoti, tolse il kit di emergenza composto dal triangolo e dal giubbotto catarifrangente. “Roby, ecco… questi mettili sotto il sedile del passeggero”. “Perché?”. “Perché qualora ce ne fosse bisogno, per esempio a causa di un guasto, li abbiamo subito a portata di mano e possiamo segnalare la nostra situazione senza affannarci a cercarli e soprattutto a disfare mezzo bagagliaio lungo la strada”.
Erano rimaste fuori alcune valigie che sarebbero finite sul tettuccio. Dove era stato installato un cargo box. Il padre aveva ancora in mente le vacanze della propria infanzia, quando al suo posto c’era un portapacchi in metallo sopra il quale venivano ammassati bagagli tenuti fermi da corde elastiche. Che però, se troppo in tensione, potevano cedere da un momento all’altro col rischio di sparpagliare il carico per la strada e mettere a repentaglio l’incolumità degli altri automobilisti.
Con questa soluzione invece le borse erano al chiuso e al sicuro, al punto da evitare anche il rischio di furto in caso di allontanamento temporaneo dal veicolo, per esempio una pausa ristoro durante il viaggio. La curiosità del giovane non era però sazia: “Ma se uno non carica la macchina come abbiamo fatto noi, che cosa gli succede?”. “Può capitare che, se lo ferma la polizia stradale, perda tre punti sulla patente e si prenda una multa che può andare da 84 a 335 euro“.
Era tutto pronto, ormai. Roberto non tratteneva la gioia, la sua vacanza stava davvero per iniziare e voleva correre a dirlo alla mamma. Ma la voce del padre smorzò i suoi entusiasmi. “Guarda che non abbiamo ancora finito”. Si voltò e lo vide al volante, che lo invitava a salire. “Dove andiamo?”. “A controllare le gomme”. “Perché?”. “Perché prima di un viaggio anche la pressione degli pneumatici deve essere a norma. E con tutto questo peso a bordo, potremmo aver bisogno di una regolazione”. Mentre andavano verso la loro officina di fiducia, Roberto pensava a quante cose aveva imparato e a quanto fossero importanti i dettagli. Anche per andare in vacanza.